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Designer italiani creano le bic da pranzo

Quattro designer italiani con i “tappi” Din-ink vincono il primo premio del concorso dining in 2015 dedicato alla ricerca di soluzioni per il pranzo del futuro.
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Il tappo della penna Bic è stato rivisitato e progettato per essere coltello,forchetta o cucchiaio.

Naturalmente ogni cappuccio-posata è fatto con materiale 100% biodegradabile e non tossico, vista la sua funzione alimentare.

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/scienzaetecnologia/bic-da-pranzo/4.html

ed ecco il sito di Designboom, che ha organizzato la competizione:

http://www.designboom.com/contest/winner.php?contest_pk=21

Laura Schirosa

9, febbraio, 2008 at 8:23 PM 4 commenti

DESIGN PER I MERCATI EMERGENTI.

bhan_africa_copia_3861.jpgL’articolo sotto è un estratto pubblicato sul sito dedicato a “Torino 2008, Capitale Mondiale del Design”.
Niti Bhan, ingegnere e esperta di design, offre consulenza per i nuovi mercati
emergenti. Ha lavorato per marchi come Hewlett-Packard, McCann Erickson e l’Institute of Design, IIT, di Chicago.

“Nel 1990, i mercati indiani erano chiusi . Non c’erano Coca Cola o altri marchi globali e i prodotti erano realizzati a partire da immagini di design a basso costo e obsolete. La gente acquistava quel che c’era.
Oggi tutto è diverso. India e Cina hanno sorpreso il mondo sviluppato, la tecnologia ha permesso loro di entrare in contatto con stili di vita globali. .
Con i mercati dei paesi sviluppati ormai saturi, i “poveri” costituiscono un mercato nuovo. Man mano che ottengono l’accesso ai network globali dell’informazione, i nuovi consumatori sviluppano richieste più sofisticate. I prodotti devono adeguarsi alle culture locali e alle condizioni economiche. Che si tratti di automobili di dimensioni sempre più ridotte, telefoni cellulari robusti, resistenti alla polvere, o di computer economici progettati apposta per i contadini in Cina, le esigenze locali devono essere soddisfatte. L’uso di soluzioni che consumano al minimo le preziose risorse del pianeta è stato ampiamente documentato tra i “poveri”. Eppure ai nostri occhi istruiti appaiono rozzi e primitivi. Col risultato che sono spesso ignorati. In altre parole, siamo convinti che solo le nuovissime tecnologie possano fornire le soluzioni per il futuro.
Cosa possiamo imparare da tutto questo? Gli esperti di tecnologia e i migliori designer sono soliti operare in condizioni di abbondanza. Creano senza carenza di materiali, fondi, risorse o energia. Se dobbiamo progettare prodotti disponendo di risorse ridotte all’osso, quale altro luogo migliore per trovare delle risposte che presso coloro che già vivono in queste condizioni?
Mikal Hallstrup della società danese di strategic design, Designit.dk, sostiene che occorrono soluzioni sostenibili. Porta l’esempio del Treno-S di Copenhagen: inserendo negli annunci dio gni stazione una semplice richiesta, in cui si pregano i passeggeri di portare via il giornale e deporlo nei cassonetti riciclabili è stato possibile ridurre la quantità di rifiuti di carta abbandonati sui treni e aumentarne il riciclaggio dell’80%.Una semplice soluzione che determina un impatto significativo.

I designer raramente si trovano nel luogo in cui i loro prodotti saranno creati o venduti. Dave Tait, un designer con sede a Pretoria, in Sud Africa, sostiene che i designer seduti nei propri uffici a Milano o New York non possono progettare soluzioni da applicare in svariati luoghi , in particolare nei paesi in via di sviluppo. Devono recarsi sul posto.
Il “problema” di lasciare un’impronta minima sta trasformando prodotti, servizi e modelli economici delle aziende. E’ qui che il design può apportare un valore aggiunto, grazie alle proprie doti di empatia con l’utente, di sensibilità estetica di fronte ai sistemi tradizionalmente focalizzati unicamente su costi ed efficienza.Le soluzioni per il futuro richiederanno una mente flessibile che sia aperta a nuovi modi di fare, eseguire e creare, inn cerca di soluzioni che rispondano alle esigenze delle persone e del pianeta.

Penso che sia interessante scoprire quanto lontano possa arrivare il design. Mi chiedo comunque se tutto questo non sia solo un’utopia.I designer, infatti, spesso si impegnano a favore di queste cause. Cercano di mettere in atto cambiamenti con una moltitudine di progetti. Ma queste iniziative sono tutte, senza eccezioni, attività indipendenti o appelli ad agire.
Se volete leggere altri articoli visitate http://www.torinoworlddesigncapital.it/portale/

VITTORIA MANNU

4, febbraio, 2008 at 10:26 PM 1 commento

Presentato il libro-manifesto della Lavazza.

immagineasp.jpgSi intitola «Lavazza Design Family» ed è curato dal critico del design Virginio Briatore. Libro-manifesto che celebra la passione dell’azienda torinese per il design, farà parte, abbinato alla tazzina icona di Lavazza, di una confezione regalo distribuita nel 2008 a Torino, nei migliori locali Lavazza e negli shop di Torino World Design Capital. L’handbook è stato presentato alla stampa ieri a Torino.

Lavazza Design Family ripercorre con l’aiuto delle immagini le scelte creative fatte negli anni dalla storica azienda del caffè: da fotografi di fama mondiale come Jean-Baptiste Mondino o Helmut Newton a mostri sacri della creatività italiana coma Armando Testa, Marco Zanuso e Pininfarina, fino all’esperienza di chef geniali come Ferran Adrià.

Lavazza Design Family è un viaggio nell’universo di Lavazza per scoprire come forma e gusto si uniscano. Lavazza è sponsor di Torino 2008 World Design Capital a cui parteciperà attivamente attraverso alcuni eventi e mostre nell’arco dell’anno: dal 4 al 30 giugno si terrà l’esposizione di immagini tratte dal libro «Coffee Roots, viaggio alle radici del caffe» di Vittorio Castellani, edito da Gribaudo e realizzato in collaborazione con Lavazza. Seguiranno gli incontri per raccontare in modo inedito le forme e le texture segrete del caffè, per concludere con l’esposizione relativa alla storia di Lavazza nel food design che si terrà al Salone del Gusto di Torino.

Articolo pubblicato sulla Stampa il 23/01/’08

http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_articolo=17&ID_blog=200&ID_sezione=421

CARLO LODDO

4, febbraio, 2008 at 10:05 PM 1 commento


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