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Piastra

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L’oggetto che ho preso in considerazione è una piastra per capelli. Alliscia perfettamente i capelli in poco tempo, ma è ingombrante, pesante,non ha il tasto di accensione, si surriscalda troppo, ha le piastre in acciaio che rovinano in poco tempo il capello, non ha il regolatore della temperatura, è scomoda da usare da sola ed ha il filo troppo corto.

A mio avviso l’avrebbero dovuta progettare più leggera, con le piastre in ceramica che danneggiano meno il capello, con il regolatore della temperatura digitale e il cavo più lungo e girevole.

Iris Soma

9, ottobre, 2007 at 9:38 am 3 commenti

Esercitazione 1

Salve a tutti, siate clementi, vi prego…è il mio primo post!!!

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Quella che vedete nella foto è una piastra per capelli che ho voluto proporre come esempio di design non pessimo ma sicuramente imperfetto.

La particolarità di questo oggetto (che l’ha reso desiderabile ai miei occhi quando ho scelto di acquistarlo) è la possibilità di essere utilizzato anche sui capelli umidi riducendo, così, i tempi di messa in piega. Inoltre, l’astuccio in dotazione è rivestito, internamente, di materiale ignifugo, per permettere di conservare la piastra immediatamente dopo l’uso, riponendola ovunque si ritenga opportuno.

Detto questo, non si può certo affermare che sia l’oggetto più maneggevole e comodo del mondo. Certamente non ha un meccanismo di funzionamento difficile da capire (l’accensione e lo spegnimento sono possibili semplicemente spostando la levetta su I/O, come si vede in fig.) ma è:

a) imprecisa nell’ indicare la temperatura raggiunta (la spia rossa che vedete serve solo a segnalare che la piastra si è riscaldata), poichè non consente di decidere né di sapere esattamente i gradi di calore. Per risolvere questo problema, a mio avviso, sarebbe utile uno schermino analogico – è una soluzione sperimentata già in altri oggetti dello stesso tipo;

b) il manico è poco pratico sia per il materiale di cui è fatto (è durissimo!) che per la forza che bisogna esercitare per chiudere la piastra, sprovvista di un dispositivo che la blocchi o  regoli l’ampiezza di apertura secondo le diverse esigenze possibili. Come ho avuto modo di sottolineare a lezione, è vero che, per quanto riguarda questo secondo punto, esiste, nella parte inferiore, una sorta di bottoncino dove bisognerebbe fare pressione con il pollice in modo da esercitare una leva adeguata a chiudere senza fatica lo strumento…Ma così la posizione della mano è del tutto innaturale, almeno per me! Probabilmente un’impugnatura rivestita di materiale più morbido risolverebbe entrambi i problemi.

Nell’analisi fatta in aula è stato giustamente sottolineato come, in questo caso, il designer si sia concentrato più sulla caratteristica principale della piastra (infatti il nome è “Wet 2 Straight”) che su tutto il resto, a discapito delle altre necessità dell’utente, non meno importanti. La mia tesi a riguardo è che, da parte dei produttori, la volontà fosse quella di mantenere un prezzo abbordabile, rinunciando a quella praticità e maneggevolezza che ne avrebbero forse decretato il successo di mercato.

Siete anche voi, come me, del parere che, per fornire un servizio concreto al consumatore/utente, puntare su una sola caratteristica non basti?

Pubblicato da Sara Squintu

3, ottobre, 2007 at 4:27 PM 6 commenti


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